L’esoterismo negli scacchi

Si entra al gioco degli scacchi come si entra in una Religione.
Per il giocatore di scacchi, la partita di scacchi è l’ufficio, la messa,
la sfilata del 1° Maggio,
la deposizione d’una corona al Monumento ai Caduti.
È un dramma sacro[1].

 

Gli scacchi si ammantano da sempre di un fascino e di un mistero capaci di dare luogo a innumerevoli leggende. Ma se è vero che la conoscenza di scienza ha dissolto favole e miti2, (si pensi a tutti i tecnici che definiscono i movimenti scacchistici in tutto il mondo, quindi i dirigenti, gli istruttori, gli allenatori, gli arbitri, ma più di tutti i giocatori che oggi non possono far prescindere la loro preparazione dall’esattezza scientifica rilasciata dai motori informatici), restano degli aspetti che suggestionano profondamente sia profani che adepti. Uno di questi è l’estremo silenzio che aleggia nelle sale da gioco dei tornei.

L’uomo moderno, sempre meno avvezzo alla quiete, può ritrovare questa condizione nei camposanti, ma si dà il presupposto che nei tornei non si trovino morti, ma donne, uomini e bambini dotati ancora di vigore di vita. La pratica agonistica degli scacchi contraddice dunque il vertiginoso verso I morti sempre e dovunque sono più numerosi dei vivi. Non parlano – perciò il silenzio si infittisce3.

Presso i vivi, è vero che si può ritrovare una condizione di rispettabile silenzio nei luoghi di culto, ma questo sovente non è che il sottofondo di un officiante intento al salmodiare ad un microfono amplificato o del mormorio dei fedeli.

Figura 1 – Dipinto monumentale “La Morte che gioca a scacchi” nella chiesa di Täby (Svezia), dipinto da Albertus Pictor intorno al 1480-1490.

Parafrasando Roos, quindi, non è sbagliato rafforzare il suo pensiero come segue: “Si entra al gioco degli scacchi come nemmeno in una Religione”.

Il trascendentale e il Nobil Giuoco principiano la loro relazione sin dalla prima alba. Effigie di scacchiere si possono scorgere nelle architetture di chiese cattoliche già del XII secolo, in sepolcri minoici, negli affreschi delle cappelle templari, come pure Liberi Muratori Antichi hanno tramandato fino ai giorni nostri il pavimento a scacchi dei loro Templi. Considerando l’arco temporale di questo sodalizio, le terre più remote che ne hanno costituito le culle e le civiltà estinte che ci hanno tramandato tracce, l’argomento diventa disciplina di studio sconfinato. Ci è consentito però sunteggiare qualcosa dell’esoterismo della scacchiera.

 

UNO. “La luce è una sola e le forme sono molte. Senza questa luce non esisterebbe nessuna forma”4.

In principio c’è l’unità. La scacchiera. Un unico e indistinguibile elemento come appare all’occhio miope del profano. Eppure, anche chi è aggiogato al gioco, invischiato senza rimedio nella propria   pratica, smarrito nelle sue sterminate ramificazioni, negli intervalli forzati tra un torneo e l’altro, improvvisamente, trova stupore nello scoprire quanto gli scacchi abbiano modificato o influenzato la sua quotidianità, per come siano stati capaci di addentrarsi nelle voragini più remote del suo pensare e del suo agire. L’esperienza vissuta si trasfigura celandosi a se stessa in cumuli di nuovi istinti che prendono dimora nell’inconscio. Questi influenzano il giocatore, portandolo ad agire nella vita come nella partita. Azioni inattese sorprendono, inducono alla riflessione, fanno emergere a livello razionale quel che prima non lo era. È in questo flusso che l’essoterico passa all’esoterico: la scacchiera diventa simbolo, di vita, di battaglia, di giustizia, di forza, di pianificazione del futuro. Non più dunque un solo tavoliere. Nell’unità che era appaiono i primi bagliori di ambiguità, di dualismo e dicotomie prima impercettibili ora concedono un nuovo spazio speculativo.

 

DUE. Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina5.

La Grande Opera si sta scolpendo, emerge attraverso i primi bagliori. È l’alba, da albus, “bianco”. Ancora è unità, perché la luce è prorompente a perdita d’occhio. Tutto è un tutt’uno. Anche quando qualcosa va cambiando. L’orizzonte si annerisce. La luce scema. La vista manca. Un corvo gracchia. Passa. Nulla è più visibile. Ma oscurità è ancora unità. Perché non sai nient’altro. Non sai che l’alba ritornerà anche domani, che il corvo si rimangerà il bianco. Ingenuo, sei risibile all’occhio della Natura. Dovrà passare tempo. Dovrai inventarti una morale. Stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Dovrai vedere la volta stellata, raffrontarla con quella rannuvolata. Stabilire cosa è bene e cosa è male. Scoprirai la donna. Il piacere e il dolore. La luce e il buio che ciclicamente ritornano. L’astro diurno. L’astro notturno. Il bianco e il nero. Ogni cosa e il suo contrario. Il sistema binario.

Ti sarà utile questa divisione in due, per ordinare nella tua testa le realtà, comprenderle anche tramite le contrarietà. Divide et impera, proclamerai.

Il nord e il sud, la destra e la sinistra, il basso e l’altro, il grasso e il magro, il forte e il debole. Così diviso tutto è più afferrabile. L’unità è un concetto superato. Fino a quando verrà un Fratello sconosciuto a dirti che tu vivi più al sud di lui, che sei più grasso di lui, che sei più o meno qualsiasi cosa di lui. Siete diversi. Vessato richiamerai a gran voce l’unità.

Figura 2 – Male-Sun-Female-Moon, di R. Bright

Osserva le caselle bianche e le caselle nere. Sono tutte uguali, per forma, per numero, per colori, per dimensioni. Ci devi andare sopra: camminarci, agire, scegliere, decidere. Vorrai muoverti nella rettitudine e invece sarai sleale. Vorrai agire nel male e invece la giustizia te lo impedirà. Questi dualismi, questi contrari, son complementari, hai bisogno del brutto per apprezzare il bello. Quel tuo fratello ha bisogno del bello per raccapricciarsi del brutto. Il due si confonde con l’uno. L’uno partorisce il due. Senza il tuo avversario non puoi giocare la tua partita.

 

QUATTRO. Quattro – Agg. com. numer. indecl. contenente in sé due volte il numero due6.

L’unità ha quattro lati, per questo si dice essere un quadrato la scacchiera. Inizio da questo concetto la lezione al neofita. Osserva: quattro lati perimetrali formano un quadrato, dentro il quadrato molti altri quadrati. g6 prelude la difesa Est-Indiana, b6 quella ovest indiana. Quattro sono i punti cardinali, le fasi della Luna, le stagioni, le fasi dell’alchimia: nigredo, albedo, citrinitas, rubedo; lo stesso le fasi della vita: nascita, crescita, morte, rinascita. E poi gli elementi: fuoco, aria, acqua, terra e i loro stati: solido, liquido, gassoso, igneo. Quattro è cardinale. Stabilisce punti e fissità. Pensa alle ruote della bicicletta, sono un cerchio, danno dinamicità. Pensa alle ruote quadrate. Il quadrato è stabilità e staticità, condizioni fondamentali che fanno germogliare la creazione. Un quadrato di quattro quadrati definisce il centro. Sin dall’inizio di ogni partita, si combatte aspramente per averlo questo centro. È un territorio sempre conteso, dove, come nella striscia di Gaza, come nei Balcani, c’è sempre uno stato di nevralgica tensione. L’imperativo è occupare o controllare un lembo di terra che determina lo stare meglio, lo stare bene. Il quadrato questo rappresenta, la terra, e l’uomo è iscritto in esso. Per questo chi viene definito quadrato gode di riconoscimento di virtù. Perché non rotola via, ma sta, solido.

 

OTTO. L’ottonario è il primo numero cubico, che nasce dal due reflesso e moltiplicato in se stesso, e significante beatitudine7.

L’equilibrio cosmico trova la sua forma nell’armoniosa figura dell’otto. Macrocosmo e microcosmo si incontrano e convivono, nella bellezza e nell’immensità. Assistiamo all’annichilimento del più insondabile dei dualismi, quello tra la dimensione divina e la dimensione umana, da cui si genera il doppio ciclo, quindi l’infinito. Intuire l’illogicità dell’infinto per mezzo di otto quadrati per lato richiede un dono preternaturale disposto nell’animo di pochi. Oltre la numerologia, lo insegna Sissa, con la trama comune che segue.

Un re di Persia, terribilmente annoiato, decise di chiedere a Sissa Nassir, mago di corte, di inventare un gioco coinvolgente e divertente. Sissa Nassir inventò il gioco degli scacchi; lo mostrò al re e vide l’entusiasmo dipingersi sul suo volto. Il re gli chiese a quale ricompensa avesse pensato e Sissa Nassir allora prese in mano la scacchiera e disse che gli sarebbe piaciuto molto ricevere come ricompensa soltanto un chicco di riso sulla prima casella; il doppio dei chicchi sulla seconda casella, cioè 2; il doppio ancora sulla terza casella, cioè 4; il doppio dei chicchi della terza sulla quarta, cioè 8, e così via, fino all’ultima casella, la sessantaquattresima. Il re, inizialmente, rise a crepapelle, pensando che Sissa Nassir fosse un matto, perché la richiesta gli sembrò non solo insulsa, ma anche così banale da poterla soddisfare agevolmente! Convocò così il gran ciambellano, nonché abacista di corte, e gli affidò il compito di calcolare la quantità totale di chicchi di riso che avrebbe dovuto procacciarsi. Il gran ciambellano impiegò un’intera notte per fare il calcolo dei chicchi di riso necessari per accontentare Sissa Nassir: 2^0 + 2^1 + 2^2 + 2^3 +…+2^{63} = 18 446 744 073 709 551 615, ovvero 18 quintilioni, 446 quadrilioni, 744trilioni, 73miliardi, 709milioni, 551mila, 615 e spiegò che pure raccogliendo tutto il riso di Persia e di Cina e di India e di ogni terra emersa, non solo il riso del raccolto attuale, ma il passato e il futuro nei tempi dei tempi, mai e poi mai si sarebbe ottenuto tanto riso, il cui valore superava di miliardi di volte quello del reame stesso8.

Ma venendo dal quadrato (simbolo della terra, insegna della ragione), consci d’aver smarrito i miti e di aver trovato la scienza, è necessario rendere con maggior concretezza questa tendenza verso l’infinito dell’8 nel gioco. Ergo.

Per muover il primo pezzo, all’inizio della partita, il giocatore bianco può scegliere tra 20 mosse. In risposta, il giocatore nero dispone dello stesso numero di mosse. Quindi, a mossa eseguita di entrambi i giocatori, nella scacchiera sono possibili 400 posizioni differenti.

Se sia il Bianco che il Nero, alla prima mossa, hanno spinto il pedone davanti al Re di due caselle, con la conseguente apertura di linee che sblocca la libertà di movimento di altri pezzi, alla seconda mossa ognuno dispone di 29 scelte, quindi 29×29, ossia 841 possibili posizioni solo alla seconda mossa.

Nell’immensità di queste possibilità, negli scacchi si verifica lo scacco perpetuo. Si tratta di un attacco al Re dal quale il malcapitato non può sottrarsi, rimanendo condannato come Sisifo alla ciclicità perenne, allo scappare da una continua minaccia. Emerge così una seconda interpretazione dell’infinito, quella della ripetitività. Il regolamento del gioco, in caso di scacco perpetuo, stabilisce la conclusione della partita per patta, ovvero senza vincitori né vinti. Ancora una volta gli scacchi portano a riflettere sulle nostre esistenze, condotte secondo una routine, imposta da un sistema economico, perpetuata fino al limite dei giorni concessi, che offre per elemosina solo piccoli sprazzi di libertà. Questo troppo poco spazio libero per noi stessi ci rende analfabeti del pensiero, impedisce lo sviluppo di noi stessi, ci offusca il significato della prima interpretazione dell’infinito: la ricerca, l’esplorazione a la fusione del micro e del macrocosmo.

Figura 3 – Simbolo dell’infinito della valle dell’Indo

 

SESSANTAQUATTRO. “Complemento del cerchio ottagonale dove il numero potente, dopo avere coperto tutte le profondità di area e dell’esistenza degli esseri, ripristina l’unità nel suo numero semplice, là dove è stato diviso, e l’azione dove dominava l’inesistenza e la morte”9.

Ha un suono strano sessantaquattro, che produce un fruscio tra le labbra, una certa forza che rintrona. Sessantaquattro riecheggia Nam myoho renge kyo, vibra.

Quale significato avrà mai questo numero?

Cinquemila anni fa qualcuno cogitò che un uomo può imbattersi nel complesso in 32 possibili cambiamenti, oltre al relativo contrario di ognuno di questi. Tracciò dei segni per elencarli. I sessantaquattro esagrammi che furono tracciati erano poi stati raccolti in un libro che molto dopo divenne oggetto di studio di Confucio e di Jung. Era I Ching, il libro dei mutamenti.

Quale significato avrà mai questo numero?

Il Gioco dell’Oca è un percorso a spirale sinistrorsa di 63 caselle. Questo numero è il prodotto di 9 e 7, cifre che secondo l’astrologia segnano gli anni fondamentali dell’essere vivente. Pertanto, si può considerare che il Gioco dell’Oca rappresenti il percorso che un uomo compie nella vita.

Ma non si vince arrivando all’ultima casella, ma balzando nel Giardino successivo a questa, quindi 63+1, ovvero 64. Sessantaquattro è il numero dell’unità, della perfezione Si consideri infatti la scomposizione delle sue cifre e la loro somma: 6+4=10; 1+0=1. Il significato esoterico è di grande suggestione. L’uomo percorre la vita (la spirale dell’Oca), andando scolpendo il capolavoro che è in sé, quindi perfezionandosi, per arrivare alla fine (64 anni)10 e ricongiungersi con l’Unità.

Quale significato avrà mai questo numero?

8, l’infinito che ne deriva dalla fusione del microcosmo e del macrocosmo, viene moltiplicato per stesso, originando l’apoteosi dell’infinito, quel Perfettissimo che si può ritrovare in diversi riferimenti dei testi sacri:

  • secondo il Vangelo di Luca, sono 64 le generazioni che separano Adamo e Gesù
  • secondo la tradizione sono 64 le generazioni che separano Confucio da Huang-ti
  • secondo Ann-Catherine Emmerich la Vergine Maria è morta a 64 anni
  • la madre di Buddha è nata in una famiglia con 64 specie di qualità
  • 64 sono i libri del tantrismo
  • 64 sono i Deva
  • 64 le parti dell’occhio di Horus, figlio di Iside e Osiride, riunite da Thot

 

Quale significato avrà mai questo numero?

Tutto. Dai mutamenti possibili fino ai nucleotidi del codice genetico. Il numero delle caselle di una scacchiera, sulle quali non si sono mai giocate due partite uguali, sulle quali il numero di possibili mosse supera il numero di atomi dell’universo11, sulla quale “Ci sono più avventure […] che su tutti i mari del mondo”12. Qualsiasi scacchista conosce benissimo queste verità. Brama per conoscerle il più possibile, le studia, ma per quanto in modo indefesso si impegna a prevenire i possibili scenari, deve rimettersi alla limitatezza data dalla sua condizione umana che non ha modo di apprezzare l’immensità che generano 64 caselle racchiuse nell’unità della scacchiera. Inintelligibile.

 

***

 

La distesa delle acque calme può apparire monotona seppure smisurata. Ma il marinaio non si fida di essa, osservando come la superficie ora pacifica va increspandosi al primo anelito di vento.

Guardando la scacchiera il profano vede il mare piatto. Una banale alternanza e ripetizione di caselle colorate. Niente di più. Non si avventura con la stessa prudenza del marinaio. Si avventura invece come un pirata, spregiudicato. Forse, responsabile di questa condotta, c’è il quadrato della scacchiera che con raziocinio o per un’arcaica reminiscenza pervenutagli da vite passate, di fatto trasmette sensazioni di stabilità.

Come poterlo biasimare, il profano, ignaro com’è, incapace di vedere perché non sa che c’è qualcosa da vedere.

Figura 4 – Terrazza Mascagni, Livorno.

Ci sono degli elementi nella scacchiera che rompono con la scontata ripetitività delle caselle.

Il Maestro addita linee che non si possono vedere con il normale intuito, anche se si hanno davanti agli occhi. Sono linee pulite, regolari, senza nessuna alternanza di colore. Le diagonali monocrome forse sono più monotone della distesa di caselle bicolore, ma è un elemento che arricchisce l’unità in modo significativo. Su di esse si muove la figura che rappresenta lo spirito, l’Alfiere13, e il suo movimento obliquo è la traiettoria delle emozioni.

 

Solo quadrati, una moltitudine di quadrati: uno grande composto da otto caselle per lato; le 64 caselle14 contenute all’interno di questo; i quattro quadrati centrali che a loro volta formano il quadrato conteso dai due partiti sin dalla prima mossa; i quadrati de La regola del quadrato15. Il marinaio ha sviluppato sensibilità grazie all’esperienza. Sa che guardando con attenzione, quello che appare a prima vista cangia. Osserva da lontano gli agenti esogeni che influenzano quelli endogeni, come la Luna che stabilisce le maree, come il macrocosmo legato al microcosmo, e finalmente scorge, ora non troppo lontano ma a portata della sua mano, una nuova geometria.  Un rettangolo nasce dall’unione di una casella bianca e una casella nera. Un rettangolo bicolore, ed un altro al suo fianco, ed un altro nella sua parte bassa, e poi in alto. Un rettangolo circondato da tanti altri rettangoli che convivono con quadrati circondati da altri quadrati. Un principio multietnico, se vogliamo, che estende il concetto di arte liberale, qual è appunto la geometria.

Il rettangolo del pavimento a scacchi è anche uno dei simboli fondamentali dei Templi dei Liberi Muratori.

 

Gli occhi difettosi del neofita prima non potevano scorgere gli elementi di rottura della monotonia della scacchiera, quali le diagonali e i rettangoli, celati ma presenti. Trovati, probabilmente il sentimento di staticità ancora prevale sul suo animo sempre intorpidito dall’ignoranza. Il mare è tutto uguale, ma i punti cardinali ci orientano nella sua attraversata. Succede che man mano che ci si destreggia tra questi riferimenti, si apprende un senso di dinamismo crescente, che trascina con sé.

Il neofita sta per entrare in un vortice dal quale, spesso, è difficile uscire.

Gli angoli della scacchiera – osserva profano – sono diversi, queste caselle sono di colore opposto tra di loro, sia nel senso orizzontale che nel senso verticale. Principi di magnetismo riaffiorano dall’oblio. Poli con cariche diverse si attraggono. Attrazione sottintende un movimento, non necessariamente fisico, e il movimento è dinamismo che spezza la staticità. Lo si apprende dalle filosofie orientali: il movimento dell’eterno divenire passa per il bipolarismo, per la diversità.

 


1 Michel Roos, medico e scacchista francese.

2 Vinicio Capossela, Il paese dei coppoloni, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano.

3 Ghiannis Ritsos, Quarta dimensione, Crocetti editore.

4 Incerto.

5 Genesi 1:27-28.

6 Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879.

7 Tommaso Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo, Einaudi editore.

8 Nel 2010 la produzione mondiale di grano è stata un decimo dei circa 1.800 milioni di tonnellate richiesti da Sissa.

9 Claude di Saint-Martin, teosofo francese.

10 Robert J. Fischer, 14esimo campione del mondo di scacchi.

11 Claude Shannon, matematico statunitense.

12 Pierre Mac Orlan, artista e scrittore francese.

13 In inglese l’Alfiere si traduce Bishop, ovvero Vescovo.

14 L’espressione caselle è impropria, ma qua è usata per rendere più universale il concetto. Nell’ambito degli scacchi si ha a che fare con case.

15 Il quadrato si costruisce a mente, tracciando una diagonale da un pedone fino alla traversa di promozione. Guida Tecnica FSI, Le Due Torri.

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