Il Martinismo o del ministero dell’Uomo-Spirito

Il Martinismo o del ministero dell’Uomo-Spirito

di Claude Purusha, S:.I:.L:.I:.

«Tutto ciò che è materia non può vedere né concepire lo spirito senza morire o senza che lo spirito dissolva ed annienti ogni forma di materia nell’istante della sua operazione»

Martines de Pasqually

Il pensiero di Louis-Claude de Saint-Martin, detto con qualche ragione il Filosofo Incognito, incarna l’Illuminismo e lo Gnosticismo nel periodo drammatico di passaggio dal 18° al 19° secolo. La dottrina del suo primo maestro, Martines de Pasqually, era del resto anch’essa una dottrina genuinamente gnostica e teurgica: “Sostenendo e celebrando una teurgia intra-cardiaca, non cerimoniale, e verbante invece di essere verbale, dove entra in gioco Dio piuttosto che gli dèi, il Filosofo Incognito sceglie una via di cui Martines de Pasqually non aveva disconosciuto né l’esistenza né il valore; ma che egli aveva al contrario considerato talmente regale ed al contempo stretta che essa sarebbe rimasta chiusa a quasi tutti, se non a tutti. […] Saint-Martin affida agli uomini-spiriti, iniziati attraverso l’interno e non più attraverso l’esterno, questo ministero generale che eserciterà, egli stesso, interiormente e non più esteriormente”(1).

L’ultimo libro del Filosofo Incognito si intitola del resto “Il ministero dell’Uomo-Spirito”; in esso il pensiero di Saint-Martin giunge a definitiva maturità, dopo aver attraversato una serie di fasi, che vedremo infra, in cui egli si allontana sempre più dall’archetipo sacerdotale classico per giungere ad una esperienza interiore – ma reale – della Presenza divina.

Il “culto primitivo” degli Eletti Cohen

L’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo viene creato da Martines de Pasqually, ebreo di origine e Massone, il quale verso il 1754 fonda una Loggia nella quale lavorare secondo i rituali Cohen, utilizzando una Bolla firmata dal pretendente Stuart e già utilizzata da suo padre. L’Ordine Cohen, nonostante il suo rivestimento formale sia quello di un rito massonico, è in realtà, come noto, un Ordine sacerdotale mirante alla rigenerazione dei suoi membri ed alla reintegrazione, a tempo debito, di tutto l’universo nell’Immensità divina. In effetti, Martines tiene in così poco conto i primi tre gradi massonici, che nei Cohen era consuetudine conferirli al profano in un giorno soltanto.

Più che lo studio dei simboli massonici, il core business è come detto la teurgia, una forma peculiare di magia cerimoniale, che mediante particolari istruzioni ed una rituaria personale assai impegnativa, consentirebbe di pervenire alla visione della Chose, manifestazione del Divino e dei suoi emissari, che si sostanzia in glifi luminosi o in fenomeni auditivi e tattili (detti “Passi”) che appaiono innanzi all’operante. Al dubbioso allievo Jean-Baptiste Willermoz, che gli scriveva sconsolato di non riuscire a vedere la manifestazione della Chose, il Maestro rispose serafico che in effetti non di vedere si trattava, bensì piuttosto di operare fino ad ottenere.

Santità di vita, zelo nell’adempiere alle prescrizioni rituali richieste, obbligo di preghiera per sei volte al giorno, svolgimento delle operazioni teurgiche nei tempi previsti, cui si accompagnano ben precise istruzioni in merito all’alimentazione precedente le operazioni (l’inizio delle operazioni era fissato per il primo giorno del primo quarto di luna di marzo e doveva essere preceduto da una messa in onore del Santo Spirito, obbligatoriamente la conclusione dei lavori era fissata per la fine dello stesso quarto): questi i doveri degli Eletti Cohen, la cui dottrina è dettata dal Maestro a Saint-Martin nel Trattato della reintegrazione degli esseri nelle loro primitive potestà e virtù.

L’ultimo grado dell’Ordine, quello di Réau +, è il culmine del percorso dell’Eletto Cohen: trasmesso mediante una cerimonia rituale molto complessa ed a tratti abbastanza impressionante, si basa sull’assunto che i Cohen siano gli autentici continuatori di un culto sacro ed esoterico di origine divina. La stessa parola “cohen” si ricollega al termine ebraico cohanim, caratterizzante la tribù sacerdotale.

Peraltro, non ci è giunta la rituaria relativa a questo grado: resta aperta la questione se sia andata perduta nei secoli o se, come è stato anche sostenuto, “Pasqually considera le “estasi della contemplazione divina”, come la comunicazione con gli Spiriti del Superceleste, il privilegio di coloro che “ci hanno confermato la loro realtà”, la prerogativa dei “saggi e forti eletti del Creatore”, cioè una élite assai rara (I, 129). Il Minore Spirituale [leggi: l’uomo], quali che siano lo zelo e la virtù della sua ordinazione di Réau-Croix, non può pretendere a tali privilegi. Tutto ciò che può aspettarsi dagli Spiriti puri del Superceleste è che essi si degnino di entrare nel suo tabernacolo dalla porta d’Oriente [leggi: il cuore], per disporlo “a ricevere e a sopportare gli effetti di tutte le operazioni spirituali divine che vi si devono compiere con il Minore” (I, 185)”(2).

Il termine Réau +, del resto, è un neologismo: sovente tradotto in modo improprio come rosa-croce, in realtà la parola “réau” non ha un significato apparentemente intellegibile, anche se secondo la specifica ghematria Martinesista la lettera R corrisponde al numero 17 e significa “beatitudine, successo d’operazione spirituale divina”, mentre la croce richiama il numero 4, indicante “l’anima, o uomo-Dio”(3). Il Réau + sarebbe dunque l’uomo rigenerato, che comunica direttamente con la Divinità senza apparati cerimoniali.

Il Regime Scozzese Rettificato e la sua “classe segreta”

La prematura scomparsa di Martines, dovuta ad un morbo contratto ad Haiti, dove egli si era recato per questioni ereditarie, decreta la prematura fine dell’Ordine. Willermoz, tuttavia, non si perde d’animo e aderisce nel 1773 in poi alla nascente Stretta Osservanza Templare, fondata da Karl von Hund. Il barone von Hund rivendica, non si bene a quale titolo, una diretta successione dall’Ordine del Tempio originale e sostiene che il governo della Stretta Osservanza sia in realtà stato delegato a lui da un Collegio di Superiori Incogniti

Willermoz si rese presto conto che le affermazioni del von Hund erano quantomeno discutibili, ma che in nuce la Stretta Osservanza era animata da buoni principi e buoni Fratelli: contribuì quindi attivamente sia nel corso del Convento delle Gallie a Lione, tenutosi nel 1778 e ancor di più nel corso del Convento di Wilhelmsbad del 1782, ad una profonda riforma della Stretta Osservanza Templare. Si crea così un Ordine massonico in quattro gradi, da cui si accede ad un Ordine interiore di ispirazione cavalleresca e cristiana, sia pure rinunciando alla discendenza Templare millantata da Von Hund: i Cavalieri Beneficenti della Città Santa. Per quel che qui interessa, segnaliamo l’esistenza dei gradi segreti di “Cavaliere Professo” e “Cavaliere Gran Professo” (4), dedicati all’approfondimento squisitamente teorico delle dottrine martinesiste.

Le intenzioni di Willermoz erano chiare: ristabilire l’unità della Massoneria su un genuino fondamento iniziatico: cioè, nella sua ottica, quello della dottrina della reintegrazione tuttavia cristianizzata, per così dire purificata degli errori teologici di Martines de Pasqually, così da ritornare al suo deposito primitivo, asseritamente perduto dalla massoneria andersoniana (5). Con questi due Conventi, la corrente neotemplare rivoluzionaria viene insomma sopraffatta da quella martinista esoterica, come puntualmente documentato da Vincenzo Soro in un’opera appassionata e ben scritta (6).

In una lettera del 12/10/1781 ad Hesse-Casselle, Willermoz è piuttosto esplicito: “Per quanto riguarda le istruzioni segrete, scrivendo il mio obiettivo era quello di risvegliare i massoni del nostro sistema dal loro sonno fatale, per far loro sentire che non è invano che sono stati sempre entusiasti nello studio dei simboli, che con il loro lavoro e con una maggiore assistenza possono aspettarsi di squarciare il velo. Di riportarli allo studio della loro stessa natura, per far loro percepire il loro lavoro e la loro destinazione. Infine, di prepararli a voler diventare uomini. Legato in parte dai miei impegni, e trattenuto dall’altra dal timore di fornire alimento a una curiosità frivola o eccitare l’immaginazione se gli si presentassero dei piani di teoria che annunciassero una pratica, mi sono visto obbligato a non fare alcuna menzione e addirittura a non presentare che un quadro molto abbreviato della natura degli esseri, delle rispettive relazioni e delle divisioni universali”.

L’Ordine dei C.B.C.S. è in effetti pensato come «lo scrigno dell’Ordine misterioso che è l’essenza stessa del regime rettificato, la sua segreta sostanza interiore. I suoi lavori si svolgeranno nell’invisibile ed avranno per oggetto lo studio e la conservazione della dottrina della reintegrazione di cui l’Ordine è depositario attraverso la Storia, dottrina sacra che ha uno scopo essenziale ed elevatissimo che pochi uomini sono degni di conoscere. Willermoz scriverà dell’Alto e Santo Ordine: “La sua origine è così remota, che si perde nella notte dei secoli; tutto ciò che l’istituzione massonica può fare, è di aiutare a risalire fino a quest’Ordine primitivo, che si deve considerare come il principio della frammassoneria; è una sorgente preziosa, ignorata dalla moltitudine, ma che saprà non andar perduta: l’uno è la Chose stessa [chiara allusione alla Chose degli Eletti Cohen], l’altra non è che il mezzo di ottenerla” […] L’Ordine, dal punto di vista rettificato, allorché vi si fa allusione, inteso nel suo principio più profondo, più autentico, non si riferisce dunque a una struttura amministrativa e temporale, ma consiste d’una dimensione puramente spirituale di cui l’Ordine dei cavalieri beneficenti della Città Santa ha il dovere di proteggere l’esistenza, e di difesa contro le forze dell’Avversario. E questa responsabilità esige un impegno interiore di una natura del tutto speciale, poiché il tipo di lotta nella quale è posto il Cavaliere della Città Santa è una lotta che si svolge principalmente nelle regioni celesti (7)».

Il combattimento sui piani sottili affidato ai C.B.C.S. (in luogo delle impossibili tentazioni di restaurazione militare dei Templari vaneggiate da von Hund) riecheggia palesemente l’idea cavalleresca alla base dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo.

Non sarà infine difficile, per i Martinisti, cogliere la sostanziale identità tra l’Alto e Santo Ordine di cui parla Willermoz e quella “Società degli Indipendenti” (S:.I:.), teorizzata da Louis-Claude de Saint-Martin nel suo romanzo iniziatico «Il Coccodrillo», come vedremo subito. Una società il cui scopo è proprio l’esercizio del ministero dell’Uomo-Spirito.

Il “Ministero dell’Uomo-Spirito” e la Società degli Indipendenti

È nota la crescente perplessità di Saint-Martin di fronte alle estenuanti rituarie Cohen, perplessità che non tardò a manifestare al suo stesso Maestro. Salito all’Oriente eterno Martines de Pasqually, Saint-Martin prosegue con rinnovato vigore il suo apostolato laico, istruendo discepoli in tutta Europa pur senza strutturarli in un ordine vero e proprio. Il perché lo spiega lui stesso: «La mia setta è la Provvidenza, i miei proseliti, sono io; il mio culto, è la giustizia»; ovvero ancora «La sola iniziazione che cerco con tutto l’ardore della mia anima è quella attraverso cui possiamo entrare nel cuore di Dio e fare entrare il cuore di Dio in noi, per creare un matrimonio indissolubile, che ci renda l’amico, il fratello e lo sposo del nostro divino riparatore».

Noi siamo convinti della veridicità di queste parole; tuttavia, merita come detto un cenno un curioso romanzo iniziatico – “Il Coccodrillo o la guerra del bene e del male” – pubblicato dal Filosofo incognito nel 1799, pochi anni prima della sua morte. Nella vicenda un ruolo preponderante è affidato ad una misteriosa Società degli Indipendenti (S:. I:.), i cui membri si incontrano solo in astrale e combattono le forze del male usando lo strumento della preghiera. Il capo visibile di questa strana Società – in cui ciascun membro è invero una società a sé stante – è Madame Jof, che per inversione diventa “Foi” ovvero “Fede”. Anche Eleazar, mago ebreo che interviene a supporto della fazione buona, alla fine verrà ammesso nella Società, e potrà così fare a meno dei suoi strumenti magici. Difficile non pensare a Martines de Pasqually.

Ed ecco, dalla penna di Saint Martin, il cerimoniale di ammissione: “Eleazar, Eleazar, voi siete ammesso alla Società degli Indipendenti. Il lavoro che deve essere compiuto e che dovrete dirigere, richiede che questo rango vi sia accordato e tutto quello che avete dovuto patire fino ad oggi costituisce il titolo che ve lo ha fatto ottenere; perché in questa Società sono le opere che ne sollecitano l’attenzione, nello stesso modo in cui è la saggezza che, facendosi sentire intimamente e annunciando quali opere sono degne di ricompensa, prepara tutto il cerimoniale di ammissione. Non ho altre istruzioni da darvi. La vostra nuova dignità porta con sé ogni chiarimento e la conoscenza di tutto quello che dovrete fare in ogni momento”.

Da quanto sopra pare di poter intravedere le linee essenziali di quello che Saint Martin definirà, come detto, il “ministero dell’Uomo-Spirito”, attraverso cui l’Uomo di desiderio “può migliorarsi e rigenerare sé stesso e gli altri, restituendo la Parola o il Logos all’uomo ed alla natura. È in questa parola che l’autore, pieno della dottrina e dei sentimenti di Jacob Böhme, attinge la vita di cui anima qui i suoi ragionamenti ed il suo stile: ragionamenti miranti a rinnovare il proprio pensiero, in modo che dalla sua forma dialettica, in cui da tutti viene comunemente usato, possa esso ritrovare la sua luce originaria, e che, come accadde a Teseo con il filo di Arianna, consenta la risalita dal labirinto della mente alla soglia della Libertà della spirito, eliminando così, per usare i suoi termini, l’opposizione della causa inferiore alla causa superiore”(8).

Non è dato sapere se questa Società sia mai stata istituita dal Fil. Inc. o da qualche suo allievo, o magari semplicemente da qualche suo lettore intraprendente: fatto sta che nel 1882 il giovane Papus riceve per imposizione delle mani una imprecisata iniziazione martinista, contrassegnata da “due lettere ed alcuni punti”: di nuovo S:. I:.. Sul significato di questo monogramma molti si sono esercitati, ma per quanto si è appena detto esso ha, per noi, un’origine ben precisa.

Sia quel che sia, il sacerdozio dell’Uomo Spirito differisce da quello del R+ solo in relazione alle tecniche da usare, dacché lo strumento proposto dal Filosofo Incognito non è più il “culto”, bensì la “preghiera”: “Purificati, chiedi, ricevi, agisci, tutta l’opera è in questi quattro tempi”. In due testi postumi (“Frammenti d’un trattato sull’ammirazione” e “La Preghiera”), Saint-Martin sottolinea che la preghiera permette di sperimentare verità che la conoscenza e lo studio non fanno che mostrare. Si tratta naturalmente della preghiera di contemplazione, che ci fa partecipare ai misteri divini trascinandoci in “questo magismo divino che è la vita segreta di tutti gli esseri”.

Tale partecipazione al mistero della Creazione, Saint Martin la chiama “ammirazione”, considerandola un nutrimento essenziale al punto che “l’anima dell’uomo non può vivere che d’ammirazione”. Il Fil… Inc…, ritiene di rendere loro un gran servizio, incitando gli uomini a “fissare i loro sguardi su un tesoro abbondante che è sotto le loro mani, che può procurare delle luci alla loro intelligenza e dei godimenti al loro essere essenziale: in una parola, sull’ammirazione”.

Se la preghiera dava dunque luogo a lunghe invocazioni e giaculatorie con Martines, quella di Saint-Martin si preoccupa poco delle parole: è il cuore che dobbiamo romperci, non la testa. Dalla ferrea logica dei cerchi operatori Martinesisti si passa al puro slancio del nous (intelletto intuitivo) e del cuore dell’Uomo di Desiderio, secondo una rotta già tracciata, tra gli altri, da Ermete Trismegisto: “Tu sei santo e più forte d’ogni potere, Tu sei santo e più grande d’ogni maestà, Tu sei santo e sopra a ogni lode. Ricevi il puro sacrificio verbale dell’anima e del cuore che sale verso di te, o Indefinibile, Ineffabile, che il solo silenzio può nominare”.

Il cristianesimo – prosegue coerentemente il Fil… Inc… – è il compimento del sacerdozio di Melchisedec; è l’anima del Vangelo, è esso che fa circolare in questo Vangelo tutte le acque vive di cui le nazioni hanno bisogno per dissetarsi”. Questo sacerdozio, nel Fil… Inc… come in J. Böhme, è opposto a tutte le chiese esteriori: “Il cristianesimo può essere composto solamente dalla razza santa che è l’uomo primitivo, o dalla vera razza sacerdotale. Il cattolicesimo, che si basa particolarmente sulla messa, non era al momento dell’ultima Pasqua del Cristo, che ai gradi iniziativi di questo sacerdozio, perché quando il Cristo celebrò l’Eucaristia con i suoi apostoli, e disse loro: “Fate ciò in memoria di me”, essi avevano già ricevuto il potere di scacciare i demoni, di guarire i malati, e di resuscitare i morti; ma non avevano ancora ricevuto il compimento più importante del sacerdozio, poiché la consacrazione del sacerdote consiste nella trasmissione dello Spirito santo, e lo Spirito santo non era ancora stato dato, perché il riparatore non era ancora stato glorificato (Giovanni: 7, 39)”; “Il cristianesimo diviene un continuo accrescimento di luci, fin dall’istante che l’anima dell’uomo vi è ammessa; il cattolicesimo, che ha fatto della santa cena il più sublime e l’ultimo grado del suo culto, ha lasciato i veli estendersi su questa cerimonia, ed anche […] ha finito con l’inserire nel canone della messa i vocaboli “Mysterium fidei”, che non sono nel Vangelo, e che contraddicono l’universale evidenza del cristianesimo”; “Il cristianesimo appartiene all’eternità; il cattolicesimo appartiene al tempo”; “Il cristianesimo è la meta; il cattolicesimo, nonostante la maestà imponente delle sue solennità, e nonostante la santa magnificenza delle sue ammirabili preghiere, non è che il mezzo”.

Gli fa eco Jacob Böhme, che fu tra l’altro perseguitato per tutta la vita da un pastore luterano: la sua opinione in materia di confessioni religiose è ancora più aspra: “Tutta la nostra religione consiste nell’apprendere come uscire dal dissenso e dalla vanità e rientrare nell’unico Albero, da cui deriviamo in Adamo, e che è Cristo in noi”; “L’Anticristo è colui che afferma che Dio è al di fuori di questo mondo, così da poter lui stesso governare il mondo come Dio”; “Per lungo tempo sono stati compiuti sforzi per trasformare una sgualdrina in una vergine, ma il suo essere di sgualdrina è stato solo adornato e incrementato. Se tale sgualdrina deve perire, allora tutte le sette dovranno perire, insieme all’animale che lei cavalca, poiché esse sono tutte solo immagini della sgualdrina”.

L’ammirazione per il Fil. Inc., sulla scorta del suo secondo Maestro, il Venerabile Jacob Böhme, consiste in sostanza in un distacco dalla volontà umana creaturale, per lasciar circolare la volontà divina, la Parola: il ministero dell’Uomo Spirito non è altrove se non nell’aprire il proprio cuore per lasciarvi entrare colui che non domanda che di entrare nel suo santuario, il cuore dell’uomo. In questa comunione, non è più l’uomo che prega Dio, ma Dio che prega nell’uomo.

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(1) Cfr. In Louis-Claude de Saint-Martin, L’homme de désir, Ed. Du Rocher, la prefazione di Robert Amadou, pp.10 ss.

(2) R. Le Forestier, La Massoneria occultistica nel XVIII secolo, p. 78.

(3) V. La teurgia dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo, a cura di O. La Pera, Firenze Libri, 2004, p. 124.

(4) I gradi complessivi sono dunque 8, che è anche il numero del Cristo secondo Martines de Pasqually.

(5) Cfr. J.M. Vivenza, Jean-Baptiste Willermoz et l’esprit du Régime Ecossais Rectifié, disponibile sul web.

(6) Vedi V. Soro (a cura di), Il gran Libro della Natura, Atanor, 1921.

(7) Cfr. J.M. Vivenza, op. cit., e Bibliothèque Municipale de Lyon, Instruction pour le grade d’Ecuyer Novice, ms 1778.

(8) Dall’introduzione a Il ministero dell’Uomo spirito a cura di O. La Pera, MIR, su http://www.philosophe-inconnu.com.

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