L’innominabile attuale secondo Roberto Calasso

Il nostro lettore Riccardo Altavilla ci invia una intensa riflessione sul libro “L’innominabile attuale” di Roberto Calasso, edito da Adelphi; un libro che aiuta a tratteggiare le tinte fosche del Kali Yuga sempre più nitidamente.

 

Se Dio non esiste, tutto è permesso”. Le parole di Dostoevskij, pronunciate attraverso Ivan Karamazov, risuonano nell’opera di Roberto Calasso. Studioso poliedrico, pensatore lontano dalle suggestioni delle mode contemporanee, Calasso ha fatto attraversare le sue opere, come è noto, da un fil rouge, esaminando da diverse prospettive di tempi e luoghi il distacco dell’Uomo dal divino in tutte le sue accezioni.

Ne “la rovina di Kasch” del 1983, prima parte della sua opera, Calasso riportava l’espressione Innominabile attuale, sospesa tra quattro righe lasciate in bianco. L’argomento ivi trattato era il passaggio dalla Storia alla “Storia Universale”, secondo l’accezione marxista, e la modifica della società nei suoi contenuti e valori.

Il nono edificio della sua opera riprende nel titolo quel concetto e lo esplica, dissertando trasversalmente sui temi della nostra società moderna.

Particolarmente interessante è il tentativo dell’Uomo di riempire una mancanza che Egli stesso ha creato rifiutando le dottrine tradizionali e le società ad esse ispirate; tentativo vano, che arriva nel formalismo e nel proceduralismo: la società, svuotata di contenuto, resta una scatola vuota, in cui tutto può essere inserito, ma in cui nulla è permanente o definitivo a parte la scatola stessa che tutto deve contenere.

E come rendere permanente la siffatta società-scatola? Attribuendo ad essa e ai suoi meccanismi il valore che è stato tolto ai contenuti tradizionali.

Le riflessioni scomode e controcorrente di Calasso, profondo conoscitore dei Veda, sembrano dipingere il Kali Yuga. Esse attraversano i temi problematici attuali, dal fondamentalismo islamico alla crisi delle democrazie, e ne preannunciano altri, accennati dall’autore, come il transumanesimo, i limiti attuali delle scienze e la ricerca delle basi fisiche della coscienza.

Se la prima parte del saggio descrive la situazione attuale e su di essa riflette, la seconda parte è una serie di stralci letterari, epistolari, aneddotici, di personaggi influenti nella cultura tra il 1933 e il 1945, che catturano, quasi testimoni di un’epoca in corso, lo svolgimento della grande tragedia dell’Occidente. Si è portati a pensare che per l’autore quel periodo storico rappresenti il preludio all’innominabile attuale del titolo, quando per la prima volta l’Uomo, nella forma di Stato totalitario, volle sostituirsi agli Dei di cui Nietzsche aveva annunciato la morte. Da contraltare all’inizio troviamo la terza parte, significativamente breve, quasi un epilogo, sotto forma di un sinistro sogno di Baudelaire, che con amara ironia si rivelerà troppo vicino alla tragedia delle Torri gemelle, evento di apertura del nuovo millennio.

Riccardo Altavilla

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